martedì 1 aprile 2014

Ryla by Francesca Poletti

Il Ryla non è solo un eccellente corso di team working, ma anche un’esperienza di vita.
Il lunedì mattina il gruppo viene accolto con il saluto dei Governatori Distrettuali 2031/2032  e del nostro RD Jonathan Bessone.
Quaranta ragazzi provenienti da diversi Rotaract Italiani della zona Piemonte-Liguria e persino due Marsigliesi si sono ritrovati all’Holiday Inn Express di Bra. 
Il gruppo è eterogeneo con giovani già nel mondo del lavoro e studenti universitari con le ambizioni più disparate e determinati nel raggiungerle.
Il lavoro è guidato da un team di quattro professori del “Granchi & Patners” che nell’arco della settimana si sono divisi gli argomenti da trattare cercando di adattarli il più possibile all’ambito Rotaract e alle nostre personali esigenze.
Dopo un giro di presentazione dei partecipanti e delle aspettative rispetto al corso si comincia subito con le attività!
Gli obiettivi proposti per il Ryla 2014 consistono nel saper svolgere una sincera e approfondita autoanalisi, nell’apprendere e sviluppare tecniche creative per la soluzione dei problemi, nell’acquisire doti del Leader per saper leggere la realtà e coglierne le opportunità e, infine, nel saper interagire e motivare il team di lavoro.
Nello specifico, secondo la mia esperienza personale, mi ha arricchito maggiormente la sezione sul “problem solving" perché mi ha fornito un punto di vista diverso nel modo di affrontare un problema: una visione più laterale, distaccata e se vogliamo anche creativa ti permette di analizzare in modo più preciso la situazione e trovare soluzioni più innovative come se non fossi direttamente coinvolto.
Anche l’analisi dei tre livelli di comunicazione e dei filtri sensoriali e cognitivi mi ha dato uno spunto di riflessione. Infatti nel mio lavoro futuro, il pensiero che un paziente possa comunicare con linguaggio paraverbale e non verbale, ossia gesti, tic, espressioni piuttosto che con le parole mi ha dato una maggior “self confidence" in quello che potrebbe essere l’approccio con un paziente più timido, riservato, pauroso o psicotico.
Un altro tema che spero possa servirmi, anche in ambito Rotaractiano, è la “leadership di un team eccellente”; pertanto come “president incoming” potrò applicare le nozioni apprese in vista della gestione del nostro Club.
Tra questi, fondamentale è il saper gestire diverse personalità all’interno del gruppo,
scegliere persone, non solo affini al proprio pensiero, ma che siano anche in grado di fornire spunti critici seppur con un obiettivo comune.
I professori ci hanno poi dato esempi di tecniche specifiche come i “Sei Cappelli di De Bono” . Ideata da Edward De Bono come tecnica di problem solving: all'interno di un team, con bilanciamento degli emisferi celebrali, i sei cappelli dovranno essere "indossati" da tutti gli elementi del gruppo a rotazione secondo un preventivo ordine scelto dal cappello blu.  Ad ogni cappello corrisponde uno specifico tipo di pensiero: indossando quello bianco si assume la prospettiva del pensiero informativo, quello rosso del pensiero emotivo, quello nero del pensiero critico, quello giallo costruttivo, il verde del pensiero creativo infine il blu la prospettiva del pensiero organizzativo. Una tecnica che nell'esercitazione pratica si è dimostrata efficace,  ben organizzata e soprattutto in grado di far esprimere tutti gli elementi del team da quelli più esuberanti e attivi ai più timidi e passivi.
Sebbene non fosse previsto, su nostra richiesta, è stata organizzata una lezione serale sul “public speaking” che, sia per il ruolo che dovrò sostenere, sia
a livello personale è stata una buona partenza per vincere la timidezza e parlare in modo chiaro davanti a una platea.
Come esercitazione pratica del “public speaking” è stato scelto il tema “presentazione di sé stessi”. Interessante perché sono rimasta affascinata, sia dal modo in cui gli altri si descrivevano e dalla libertà con cui parlavano di sé a persone sconosciute, sia per la mia difficoltà nell’aprirmi; scoprendo che forse nemmeno noi stessi ci conosciamo così bene come pensiamo.

Le tematiche sono state trattate con cura e con esercitazioni pratiche per renderle più interattive, tuttavia penso che alcuni argomenti non trovino un riscontro diretto nella vita quotidiana.
Ad esempio temi come i metaprogrammi, piuttosto che i diversi filtri sensoriali e cognitivi forniscano spunti, ma, a mio avviso, sono di difficile applicazione in una normale giornata di studio o lavoro. 
Associato al tema del “team working”, gli organizzatori ci hanno proposto una regata a Genova.
Sei skipper hanno insegnato a sei gruppi come navigare con una barca a vela e quale comportamento tenere a bordo: ognuno, esattamente come nel team, ha un ruolo preciso e tutti sono importanti per raggiungere un obiettivo che nel caso della barca era “vincere la regata”.

In conclusione direi che è stata un’esperienza fantastica che consiglierei perché, a prescindere dal tema trattato, ti aiuta a crescere, a conoscere e a relazionarsi con persone diverse, a fare nuove amicizie, a scoprirti più determinato e con un’autostima che magari non pensavi di avere.
Infatti non avrei mai pensato di propormi come incoming invece dopo il Ryla ne sono ancora più convinta.
Ringrazio il mio Rotary padrino che mi ha dato la possibilità di fare questo tipo di esperienza nella speranza che siano stati soldi ben investiti anche in vista di una stretta collaborazione per l’anno futuro.

Dopo l’intervento dei governatori, il corso si conclude con pianti, scambi di numeri, promesse di rimanere in contatto e volontà di future collaborazioni Rotaractiane.
Quindi ci si saluta pronti a ributtarsi nella vita quotidiana con un bagaglio in più portando un pezzettino di Ryla nella vita di tutti i giorni.

Francesca Poletti




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